Nello spiazzo davanti alla Matrice è ubicata un’antica costruzione risalente ai tempi dei saraceni, che in origine era una torre di avvistamento e successivamente di osservazione delle terre dove erano le saline Chincana, delle quali si hanno notizie sin dal 1360 e fino al 1607.
L’edificio occupa l’estremità ovest del corso Vittorio Emanuele in un pianoro a quota 400 mt. sul livello del mare, dove era il punto più alto dell’abitato all’epoca di costruzione dell’edificio, assumendo così una posizione di piccola fortezza e di dominio nei confronti dei feudi e dei territori che si allargano oltre il fiume Magazzolo.
Nella sua globalità il Palazzo presenta i caratteri architettonici ermetici, tipici della torre, con il volume strombato, i cantonali in pietra squadrata e le aperture limitate, motivi questi ricorrenti nella casamatta.
La sua struttura è simile a un blocco compatto squadrato e gli dà l’aspetto di un mastio che un tempo doveva ergersi maestoso al di sopra delle altre case, che allora erano terrane.
La struttura muraria è costituita da blocchi di calcarenite dall’acceso colore giallo-rosso, tipico della pietra della zona di millaga, in parte squadrati e giustapposti ed in parte ad opus incertum.
Interrompono la monotonia della uniformità del paramento murario alcune aperture sparse, originarie e non, per la maggior parte finestra ed in taluni casi finestroni con balconi costituiti da materiali tradizionali come ferro e marmo.
La copertura è a tetto a due falde, con elementi portanti in legno e soprastante manto di coppi siciliani di tipo tradizionale.
Nella parte più sotterranea rispetto al livello dello spiazzo, si trovavano delle celle utilizzate come prigioni e un sottopassaggio che portava, in caso di pericolo, ad ovest verso la valle.
La torre divenne abitazione nel 1647 e prese il nome di Palazzo Joppolo, perché ristrutturato e finanziato da Ludovico Giuseppe Joppolo in modo da essere sede del Duca, dopo che gli fu accordato questo titolo nel 1659.
Intorno alla metà dell’800 fu acquistato da Vincenzo Di Giovanni, padre di Gaetano che fu sindaco di Cianciana dal 1876 al 1884, e nonno del grande poeta dialettale Alessio, che nacque in questa casa-torre l’11 ottobre 1872. A questo periodo risale la terza elevazione fuori terra e lo si evince da una data segnata in un concio murario.
L’unica concessione sul piano architettonico ed artistico viene data dal portale in pietra posto a contorno del portone principale d’ingresso sul largo Matrice, esso risulta costituito da stipiti squadrati con scanalature nella faccia principale, terminanti in basso con dadi su cui a bassorilievo sono iscritti due rombi concentrici ed in alto con arco Tudor, il cui profilo è costituito da due archi inflessi che si incontrano a cuspide al centro, con archivolto ornato da bassorilievi riproducenti motivi geometrici floreali con ghirlande penduli ai lati, sugli stipiti.
Tale arco, piuttosto insolito nell’architettura siciliana, fa parte dello stile Tudor, presente nell’architettura del gotico inglese tra i sec. XV e XVII.
Il nome Tudor deriva dall’omonima dinastia di origine gallese che regnò in Inghilterra dal 1485 al 1603, il cui fondatore fu Enrico VIII (che pose fine alla guerra fra le due rose).
Lo stile Tudor coincide con l’ultimo periodo gotico inglese ed è caratterizzato dalla progressiva introduzione di elementi rinascimentali prevalentemente italiani.
La presenza dell’arco Tudor a Cianciana è sicuramente frutto del contatto della cultura locale con la cultura d’oltremanica, dovuto alla presenza nel nostro territorio della compagnia inglese Morrison Seager & co. che gestiva le miniere estrattive in quel periodo a Cianciana.
Sulla facciata, oltre all’arco tudor, risalta una lapide posta nel 1972, nella ricorrenza della nascita del poeta Alessio Di Giovanni.
Una scritta del periodo fascsita, “Noi diciamo che solo Iddio può fermare la volontà fascista gli uomini e le cose mai. Mussolini”, non è più leggibile.